Altezza x larghezza x profondità totale: 70 x 25 x 16 cm. Peso lordo complessivo: 2194 gr.
Corpus Christi in argento, posto su una croce in legno ebanizzato con terminali, cartglio e simoboli della passione in argento.
La figura del Salvatore è studiata anatomicamente; le braccia distese, evidenziata la muscolatura e il sistema venoso; le mani sono leggermente socchiuse con i chiodi inseriti al centro della mano. La testa presenta la corona di spine ed è ripiegata verso la spalla destra, rivolta verso il basso; la morbida capigliatura ricade sulle spalle. Le gambe del Crocifisso sono parallele e leggermente flesse in avanti, i piedi sono leggermente sovrapposti e inchiodati congiuntamente. Le parti intime sono coperte da un perizoma. I terminali sono riccamente decorati con motivi di conchiglie e volute.
Nella parte alta della croce, separato dalla figura del Cristo, è presente un cartiglio, con il Titulus Crucis I.N.R.I. (Iesus Nazarenus Rex Iudeorum, che si traduce letteralmente in “Gesù nazareno, re dei giudei”). Nella parte inferiore della croce è presente una Vanitas simboleggiata dalla presenza di un teschio. Il dettaglio del teschio è un elemento iconografico tipico della crocifissione. Il Monte Golgota, luogo delle esecuzioni capitali, deve il suo nome al termine che significa “teschio”, probabilmente in riferimento sia alla sua forma tondeggiante e spoglia, simile a un cranio, sia alla sua funzione. Secondo la Legenda Aurea, il Golgota sarebbe stato il luogo di sepoltura di Adamo, e il teschio alla base della croce richiama proprio questa tradizione.
La croce è inserita, inoltre, in una base in legno ebanizzato decorata da due putti musici laterali, dotati di corno e colti nell'atto di poggiarsi, volando, sulla base, e un putto centrale in argento, stilizzato, con davanti l'Agnello dell’Apocalisse, o
Agnus Dei, rappresentazione di Cristo immolato e vittorioso. È raffigurato seduto su un libro, il Libro dell'Apocalisse, che solo lui può aprire, e regge un’asta con vessillo, simbolo della resurrezione.
Crocifisso e terminali, punzonati con il marchio in uso alla corporazione degli orefici di Napoli per l'argento al titolo di 833/1000 in uso dal 1824 al 1832, argentiere Antonio Russo.