Questo dipinto di iconografia assai rara deriva strettamente da una idea di Otto van Veen tradotta in incisione da Pieter Perret. La composizione allegorica mostra il pastore Sifilo al centro, abbandonato ai piaceri del corpo e dell'ebbrezza, simbolo dell’uomo vulnerabile, aggredito dalle personificazioni di Venere (amore carnale), Bacco (ebbrezza), Cerere (ingordigia), Povertà, Morte e Tempo. A sinistra Minerva armata tenta di trascinare via Sifilo, affiancata da amorini che discendono dal cielo con una corona d’alloro e una palma: premi riservati alla virtù. Il tempio classico sullo sfondo è quello di Apollo e potrebbe anche alludere all’ascesa dell’anima verso il sapere e l'equilibrio interiore. La tela visualizza i contenuti morali e filosofici del poema Syphilis sive de morbo gallico (1530) di Girolamo Fracastoro, medico e poeta veronese. Nel poema, Sifilo è un giovane pastore che si rifiuta di venerare Apollo il quale per punirlo lo colpisce con una nuova e terribile malattia, caratterizzata da ulcerazioni e deformazioni del corpo. Il poema non è solo un'opera letteraria, ma anche un trattato medico su un nuovo morbo, descritto con grande precisione, a cui l'autore attribuisce il nome "sifililis", derivandolo proprio dal quello del personaggio.
Provenienza: Collezione privata, Roma.
07/06/2025 21:31:52
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