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Carlo Dolci (Firenze, 1616 - 1686)
Angelo annunziante
Olio su tela ottagonale
cm. 72x60. Con cornice antica
Il dipinto è accompagnato da un'expertise del prof. Sandro Bellesi.
Questo raffinatissimo dipinto è stato ricondotto a Carlo Dolci dal prof. Sandro Bellesi, che ne riconosce pienamente, per i caratteri stilistici e qualitativi, la mano del maestro fiorentino. L’opera, proveniente da una collezione privata toscana e in ottimo stato di conservazione, rivela sin dal primo sguardo la perizia tecnica e la sensibilità luministica che fecero di Dolci uno dei protagonisti assoluti della pittura devozionale del Seicento.
Questo raffinatissimo dipinto è stato ricondotto a Carlo Dolci dal prof. Sandro Bellesi, che ne riconosce pienamente, per i caratteri stilistici e qualitativi, la mano del maestro fiorentino. L’opera, proveniente da una collezione privata toscana e in ottimo stato di conservazione, rivela sin dal primo sguardo la perizia tecnica e la sensibilità luministica che fecero di Dolci uno dei protagonisti assoluti della pittura devozionale del Seicento.
Su fondo scuro e in primissimo piano, il busto di un giovane arcangelo dai tratti efebici e dallo sguardo assorto, è identificabile, per la posa e per la presenza dei candidi gigli, simbolo di purezza, con Gabriele annunciante. La figura, descritta con finezza quasi fotografica, rivela l’accuratezza minuziosa propria dell’artista nella resa dei particolari: dalla morbida chioma dei capelli ramati, alle sete iridescenti, fino alle sfumature dei gigli, colti nei diversi stadi di fioritura.
Come riporta il prof. Bellesi, l’opera trova stringenti riscontri nell’Angelo annunziante già nella collezione Feroni, oggi alle Gallerie degli Uffizi, con cui condivide l’impostazione compositiva e la resa levigata degli incarnati; si distingue da questo per evidenti varianti nel volto, più maturo e intensamente ombreggiato, probabilmente dovuto ad un diverso modello dal vivo. Confronti puntuali sono inoltre individuabili nelle tele con Santa Maria Maddalena nelle collezioni Ducrot a Roma e Corsini a Firenze e ancora nella Vergine dipinta per la pala, oggi frammentaria, eseguita per la chiesa di Sant’Andrea Apostolo a Cennano, presso Montevarchi.
Particolarmente raffinata è la resa dei gigli, la cui esecuzione trova termini di confronto in altre opere autografe, come il San Nicola da Tolentino di Palazzo Pitti e la Sincerità del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Sulla base dei confronti stilistici e in assenza di documentazione d’archivio, il prof. Bellesi propone una datazione dell'opera alla prima metà degli anni Cinquanta del Seicento.
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DIPINTI ANTICHI DAL XVI AL XIX SECOLO
Palazzo Caetani Lovatelli, gio 13 Novembre 2025
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