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Giovanni Serodine (Ascona, 1600 - Roma, 1631)
Anziano filosofo
Olio su tela
cm. 89x68. Con cornice antica
Il dipinto è accompagnato dagli studi critici del prof. Daniele Benati e del prof. Andrei L. Bliznukov, i quali indipendentemente hanno attribuito l'opera a Giovanni Serodine.
Nella tradizione caravaggesca, e segnatamente nella pittura dei Ribera e dei suoi seguaci, il personaggio che mostra vesti lacere e un aspetto da mendicante è spesso da intendere come un filosofo d’indirizzo stoico, indifferente ai beni terreni e alle avversità della sorte, catturato da una ricerca interiore puramente spirituale. Apparentandosi idealmente a tante figure di miserabili che popolano la pittura naturalista di primo Seicento, il protagonista di questa tela impressionante esibisce un povero cappuccio rossastro, reso con una pennellata energica e vibrante mirabilmente materica. Analoga libertà di stesura si apprezza nella definizione delle carni flaccide del torace e nelle pieghe del manto. Gli autorevoli studi che accompagnano convengo nel riconoscere l’autore di questo dipinto superbo, del tutto inedito, in Giovanni Serodine: anzi, Daniele Benati si riferisce ad esso come ad una delle prove più intense ed emozionanti alla fine del suo breve percorso.
Nella tradizione caravaggesca, e segnatamente nella pittura dei Ribera e dei suoi seguaci, il personaggio che mostra vesti lacere e un aspetto da mendicante è spesso da intendere come un filosofo d’indirizzo stoico, indifferente ai beni terreni e alle avversità della sorte, catturato da una ricerca interiore puramente spirituale. Apparentandosi idealmente a tante figure di miserabili che popolano la pittura naturalista di primo Seicento, il protagonista di questa tela impressionante esibisce un povero cappuccio rossastro, reso con una pennellata energica e vibrante mirabilmente materica. Analoga libertà di stesura si apprezza nella definizione delle carni flaccide del torace e nelle pieghe del manto. Gli autorevoli studi che accompagnano convengo nel riconoscere l’autore di questo dipinto superbo, del tutto inedito, in Giovanni Serodine: anzi, Daniele Benati si riferisce ad esso come ad una delle prove più intense ed emozionanti alla fine del suo breve percorso.
Il riferimento all’artista ticinese - il cui catalogo, com’è noto, annovera un numero esiguo di opere certe - trova conforto dal confronto con la grande Incoronazione della Vergine e santi eseguita per l’altare maggiore della parrocchiale di Ascona intorno al 1628, nella quale il san Sebastiano all’estrema destra presenta una muscolatura cascante assai prossima a quella del nostro filosofo. Se nelle sue prime prove, come il Cristo che rimprovera i figli di Zebedeo della parrocchiale di Ascona, datata 1623, Serodine mostra un certo ossequio ai modi del Caravaggio, l’artista presto se ne distacca lungo un percorso potentemente personale, che procede dalle tre tele di soggetto sacro eseguite nel 1625 per Asdrubale Mattei, oggi tra il Musée du Louvre a Parigi (Gesù tra i dottori), la National Gallery of Scotland a Edimburgo (Il tributo della moneta) e la Galleria nazionale di Palazzo Barberini a Roma (I santi Pietro e Paolo condotti al martirio), sino alle due pale per San Lorenzo fuori le Mura e la Madonna della Mercede (Rancate, Pinacoteca Züst), nonché la misteriosa Allegoria della Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Attraverso le opere indicate, la traiettoria artistica di Serodine si caratterizza per una progressiva accelerazione della pennellata, capace di rileggere la lezione di Caravaggio in una chiave incisivamente pittorica, che supera le ricerche di Orazio Borgianni secondo una linea di sviluppo che anticipa i modi di Rembrandt. La libertà con cui è condotta la pala di Ascona si ritrova in altri passaggi del dipinto in esame: il modo con cui la barba nera del nostro filosofo si sovrappone all’incarnato, impastandosi con esso, torna nel san Paolo, i cui capelli danno luogo a un effetto analogo contro il cielo chiaro, così come i solchi neri sulla pelle del torace e nell’incavo dell’ascella del filosofo si possono confrontare con quelli che scavano violentemente le ombre dei mantelli dei santi di Ascona. La libertà di stesura va di pari passo con la ricerca espressiva, inducendo il pittore a conferire ai suoi personaggi fisionomie inquiete e talora stralunate, in una ricerca di inclinazioni caratteriali di straordinaria forza inventiva.
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DIPINTI ANTICHI DAL XVI AL XIX SECOLO
Palazzo Caetani Lovatelli, gio 13 Novembre 2025
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