Ø cm. 69
Il dipinto è accompagnato da un'expertise del Dott. Mauro Minardi.
L'opera è stata indipendentemente assegnata al Riccio anche dal Prof. Andrea De Marchi (comunicazione alla proprietà).
Il tondo appartiene a una tipologia devozionale ampiamente diffusa nella Siena del Cinquecento, in cui la Madonna a mezza figura appare affiancata dal Bambino e da santi locali emergenti da uno sfondo scuro. Santa Caterina da Siena, con velo bianco e gigli, è riconoscibile alla sinistra della Vergine, mentre Sant’Ansano, giovane cavaliere con vessillo e cuore in mano, campeggia sulla destra. Le immagini di Sant’Ansano, primo evangelizzatore di Siena, con cuore, trachea, polmoni e fegato tra le mani, sono ricorrenti tra il XV e il XVI secolo e si riferiscono alle prerogative taumaturgiche del santo.
Nello studio che accompagna il dipinto Mauro Minardi ha individuato stringenti confronti con altre opere certe di Bartolomeo Neroni, detto il Riccio: in particolare, il tondo con Madonna e San Giovannino della collezione Chigi Saracini, la pala di San Michele Arcangelo a Chiusure (1533) e la Madonna tra i Santi Pietro e Paolo del Museo Diocesano di Siena (1569). Le affinità riguardano sia elementi stilistici, come le dita affusolate della Vergine o gli orli insaccati delle maniche, sia la costruzione compositiva e la resa affettuosa dell’intimità familiare, legata al linguaggio di Beccafumi e, in misura minore, del Sodoma. Il volto della Madonna, incorniciato da un velo increspato, presenta affinità anche con Girolamo del Pacchia, mentre il volto squadrato di Sant’Ansano rimanda agli affreschi eseguiti dal Riccio nel 1534-35 nella cappella dei Santi Quattro Coronati del Duomo di Siena. L’opera può essere collocata tra il 1530 e il 1540 e, come confermano la superba qualità pittorica e la raffinatezza dei dettagli, trova spazio all'interno della produzione più alta del pittore, in un ambito devozionale privato che costituì un filone non secondario della sua attività.