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Mattia Preti (Taverna, 1613 - La Valletta, 1699)
Giobbe sul letamaio visitato dai suoi tre amici
Olio su tela
cm. 119x169. Con cornice
Il dipinto è stato indipendentemente confermato a Mattia Preti dal Prof. Nicola Spinosa e dal Prof. Stefano Causa con comunicazioni alla proprietà.
Pur essendo un soggetto piuttosto raro nella pittura religiosa del Seicento, Mattia Preti si cimentò a più riprese nella rappresentazione di Giobbe nel letamaio in epoche diverse della sua lunghissima attività. In particolare, il pittore predilesse il brano del Libro di Giobbe in cui si narra che tre amici, avendo saputo della drammatica situazione in cui si versava, decisero di recarsi a visitare il patriarca per consolarlo e con lui ebbero una lunga e controversa discussione intorno ai motivi della sua sofferenza. Ritroviamo questo soggetto più volte nel corpus di Mattia Preti, a partire dalla versione oggi nel Musée Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles, dalla quale derivano sotto il profilo compositivo le redazioni successive oggi al Museo Nazionale d'Abruzzo dell'Aquila e quella ulteriormente variata del Palazzo Arcivescovile di Siviglia. E' proprio con quest'ultima che la potente rappresentazione che qui si illustra evidenza le più strette relazioni formali e stilistiche, riproponendo la figura di un Giobbe dalle vesti lacere e dall'incarnato cereo, ma insolitamente energico e giovanile, proposto di profilo, scorciato e girato quasi di schiena, in una posizione sottostante al gruppo dei tre amici coi quali è intento a discutere. Una datazione nel corso dell'ottavo decennio, come per le versioni dell'Aquila e di Siviglia, dovrebbe risultare la più opportuna per questa tela impressionante, in cui rifulge la scultorea plasticità delle figure e l'eloquente teatralità della composizione.
Pur essendo un soggetto piuttosto raro nella pittura religiosa del Seicento, Mattia Preti si cimentò a più riprese nella rappresentazione di Giobbe nel letamaio in epoche diverse della sua lunghissima attività. In particolare, il pittore predilesse il brano del Libro di Giobbe in cui si narra che tre amici, avendo saputo della drammatica situazione in cui si versava, decisero di recarsi a visitare il patriarca per consolarlo e con lui ebbero una lunga e controversa discussione intorno ai motivi della sua sofferenza. Ritroviamo questo soggetto più volte nel corpus di Mattia Preti, a partire dalla versione oggi nel Musée Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles, dalla quale derivano sotto il profilo compositivo le redazioni successive oggi al Museo Nazionale d'Abruzzo dell'Aquila e quella ulteriormente variata del Palazzo Arcivescovile di Siviglia. E' proprio con quest'ultima che la potente rappresentazione che qui si illustra evidenza le più strette relazioni formali e stilistiche, riproponendo la figura di un Giobbe dalle vesti lacere e dall'incarnato cereo, ma insolitamente energico e giovanile, proposto di profilo, scorciato e girato quasi di schiena, in una posizione sottostante al gruppo dei tre amici coi quali è intento a discutere. Una datazione nel corso dell'ottavo decennio, come per le versioni dell'Aquila e di Siviglia, dovrebbe risultare la più opportuna per questa tela impressionante, in cui rifulge la scultorea plasticità delle figure e l'eloquente teatralità della composizione.
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DIPINTI ANTICHI DAL XVI AL XIX SECOLO
Palazzo Caetani Lovatelli, gio 13 Novembre 2025
TORNATA UNICA 13/11/2025 Ore 15:00
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